Leggende
Una raccolta di miti, leggende e tradizioni paesane
Il Dio Giove
Il tempio di Giove doveva essere situato a Barmas dove
l'immagine del re degli Dei sembra essere fissata nella roccia. La
leggenda narra infatti che Giove approfittasse della sua onnipotenza per
terrorizzare gli abitanti del vallone di Petit Monde ostruendo con
enormi sassi il defluire delle acque del fiume, schiacciando i
viandanti, o sradicando il villaggio di Rodoz per spostarlo sull'orlo
del burrone. A porre fine allo strapotere ci penso Dio inviando sulla
terra due angeli che, messo alle corde il prepotente, non gli lasciarono
scampo alla vendetta divina che lo schiacciò contro la roccia sulla
quale si sarebbe impressa la sua immagine.
Il mulino d'Arlaz
La convinzione era che il posto su cui sorgeva il mulino di Montjovet,
Emarese e Challand lungo il canale d'Arlaz fosse stregato. Convinzione
alla quale contribuiva il suo misterioso mugnaio. Nessuno osò più
avvicinare il luogo e il mulino dovette chiudere i battenti. Pochi
giorni dopo il vecchio mugnaio venne trovato cadavere con la testa
incastrata fra i paletti pur strettissimi della recinzione. Un effetto
della stregoneria? La credenza popolare narra che la sua anima ogni
notte si rechi sul posto a sfogare la propria rabbia con i passanti che
transitano in zona.
Victor e Tusille
E' la leggenda di Tusille, figlia del ricco mugnaio
Jean Pierre, e di Victor, giovane svizzero di povere origini che il
vecchio mugnaio aveva assunto per mandare avanti il mulino. Presto i due
giovani s'innamorarono con la benedizione della mamma di Tusille ma non
quella del padre che una volta scoperta la tresca caccia il giovane. I
due innamorati non si rassegnarono e Victor, venuto a conoscenza della
leggenda del Pison, cioè di un tesoro nascosto nel torrente Arlaz
custodito da un grosso vitello nero decide di tentare l'ardua impresa.
L'accesso al tesoro è però permesso solo dal suono delle campane nella
notte di Natale. Quando Victor ci prova, perde la lanterna, si smarrisce
e non riesce ad uscire prima che lo scampanio abbia fine. Lui rimane
intrappolato, lei muore assiderata nell'attesa del ritorno del giovane.
Secondo la leggenda nelle notti di bufera si ode la voce di Victor che
chiama l'amata, mentre un occhio attento pare intravedere la sagoma
bianca della fanciulla aggrappata ad una roccia.
Lo fiour du Lou
La pulsatilla è il nome di un anemone bianco o viola,
specie protetta, che cresce spontanea nei prati attorno al castello di
Chenal. Si dice opera di una maga al quale gli abitanti dei villaggi di
Montjovet e Emarèse avevano chiesto di intervenire per impedire ai
branchi di lupi affamati in un gelido inverno di fare razzie di animali e
fors'anche di bambini mai più tornati alle loro abitazioni. Una volta
sparsa la pozione, sui prati spuntarono questi fiori bianchi e viola
ricoperti da un pelo simile a quello dei lupi che, alla loro vista,
spaventati, abbandonarono la zona e "li fiour dou lu", tornano ogni anno
a marzo nei prati di Chenal.
Le prigioniere del castello
E' il caso di dire: il mistero insoluto. Interessa chi
intendesse liberare due giovinette tenute prigioniere nel castello di
Montjovet. Per liberarle e, sposando una delle due, diventare ricco
sfondato, bisogna trafugare dalla bocca della prescelta la chiave del
portale nel momento in cui le campane suonano il Gloria nella notte di
Natale, ma non è tutto. Perchè la ragazza si trasforma in leone, poi in
lupo e, infine, in vitello ed ogni volta bisogna essere capaci di
introdurre le chiavi nelle fauci dei tre animali. E il mistero
rimane...insoluto.
Il Patto con il Diavolo
La penuria d'acqua sulla collina di Montjovet convinse gli abitanti a scavare una roggia che consentisse di sfruttare le acque del torrente Evançon. Non mancarono tuttavia le difficoltà tanto da arrivare a rinunciare all'opera. In soccorso arrivò la proposta del diavolo: l'opera l'avrebbe realizzata in cambio di un'anima da portare all'inferno. La proposta venne accettata ad un patto: il diavolo avrebbe dovuto indovinare il nome di un'animale che gli avrebbero mostrato. Così Cornetta, abile nell'arte della trasformazione in animali accettò di presentarsi al diavolo accompagnando l'animale quale compenso del lavoro svolto. Si trattava di una donna del paese che, dopo essersi cosparsa il corpo di miele si arrotolò nelle piume e al diavolo non riuscì di dare un nome allo strano uccello.
Il tesoro del Pison
Il Torrente Pison al Colle d'Arlaz, prima di incanalarsi nell'omonimo ru, celerebbe un forziere pieno di monete e di pietre preziose. A sua protezione un pesante masso e un vitello nero dagli occhi di brace. La credenza popolare è che il masso può essere spostato soltanto quando l'acqua è gelata, mentre l'attenzione del vitello può essere distratta solo per il tempo del suono delle campane di Natale. Solo un giovane svizzero, Victor, provò senza successo ad impossessarsi del tesoro del Pison.
La notte dei morti
La notte dei morti la tradizione vuole che si debbano
lasciare le tavole apparecchiate per i defunti affinchè possano
saziarsi. A Montjovet la leggenda vuole che alle anime purganti si debba
lasciare una provvista di legna e dell'acqua. Ai distratti può capitare
di essere risvegliati nella notte per attendere al proprio dovere. Una
donna che si era dimenticata del secchio dell'acqua fu destata, ma per
lo spavento non riuscì a raggiungere la fontana. La sostituì il marito
che fu scortato dai fantasmi che illuminarono il cammino con delle
fiammelle che sprizzavano dal dito medio della mano destra. Una forma di
protezione -secondo un'altra leggenda- rivelata dal padrino defunto di
una bimba che, volendo portare lo strano lume del viandante che
l'accompagnava, si ritrovò tra le mani gli ossicini di un dito.